Graziano Pranteddu maestro nell’arte della Carapigna che non è un ballo caraibico, in queste immagini di qualche anno fa, dal vivo in Piazza Santa Maria a Randazzo c/o la pasticceria del ben noto Santo Musumeci maestro di pasticceria, gelateria e granite fantastiche, e Giovanna figlia d’arte
“Quale rapporto fra loro e le neviere“.
👉 Ma cosa è la Carapigna? È come un sorbetto al limone, di colore bianchissimo e consistenza simile alla neve fresca. Per prepararla si usa una sorbettiera in alluminio, si versa dentro una limonata preparata con acqua, zucchero e limone, si chiude con un coperchio con maniglia, quindi la sorbettiera si introduce all’interno di “un barrile”, una tinozza in legno aperta nella parte superiore, sul cui fondo e nell’intercapedine intorno alla sorbettiera viene disposto ghiaccio tagliato a pezzi che viene poi cosparso di sale.
Il movimento rotatorio che manualmente si fa fare alla sorbettiera contro la superficie fredda, grazie anche alla presenza del sale, fa solidificare la limonata. Quindi si apre la sorbettiera per lavorarne il contenuto con fiversi tipi di palette, in acciaio e legno, per renderlo più soffice possibile, diventa perciò simile alla neve fresca.
L’origine della “carapigna” risale a tempi antichi, quando il commercio della neve costituiva una voce importante dell’economia per quelle zone, Aritzo in particolare.
Nel periodo invernale la neve veniva raccolta all’interno di “neviere“, apposite strutture dove veniva costipata e coperta di paglia, felci e terra. Nel periodo estivo il ghiaccio, sottoforma di blocchi, veniva trasportato e commercializzato in tutto il Campidano per i diversi usi e per la produzione del sorbetto.
La carapigna rientra fra i “prodotti tradizionali“; con questo termine si intendono quei prodotti agroalimentari le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultino consolidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni.
Il “sistema” dei prodotti tradizionali è regolamentato dal decreto del 18 luglio 2000. (Fonte: http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&id=190556 )
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